Criptovalute, moda o rivoluzione?
di Jacopo Piol | pubblicato il 11 ottobre 2019
Nell’articolo precedente abbiamo introdotto il concetto di blockchain, premessa necessaria per addentrarci nel mondo delle criptovalute, una potenziale rivoluzione in grado di abbattersi sul sistema finanziario tradizionale.
CRIPTOVALUTE: LE CARATTERISTICHE
Partiamo da qui, esplorando peculiarità, potenzialità e incognite.
1) Le criptovalute sono monete virtuali, che non hanno dunque una forma fisica: non esistono di carta, non esistono di metallo. Lo scambio avviene solo ed esclusivamente in via telematica.
2) Lo scambio, come abbiamo visto, avviene in modalità peer-to-peer, concetto che introduce la seconda, fondamentale caratteristica delle criptovalute: tra chi dà e chi riceve non c’è alcun intermediario.
3) Ultimo importante aspetto è che le criptovalute non hanno corso legale praticamente da nessuna parte. Questo significa due cose: che i membri della comunità di riferimento scelgono di aderire alle regole fissate dall’emittente; che l’accettazione come mezzo di pagamento è su base volontaria.
L’UTILIZZO
La moneta tradizionale ha tre principali funzioni:
1) unità di conto;
2) riserva di valore;
3) funzione di scambio.
Le criptovalute, in questa fase che potremmo definire iniziale - perché oggi coinvolge un numero relativamente esiguo di persone nel mondo - riescono a svolgere “solo” la terza funzione. E in futuro potrebbero farlo sempre di più.
TIPI DI CRIPTOVALUTE
A oggi esistono più di 2300 diverse criptovalute - se siete curiosi date uno sguardo a coinmarketcap.com - e ne vengono lanciate nuove in ogni momento, poiché chiunque è libero di crearne una “sua”. Essendo l’emittente a deciderne le regole, va da sé che esistano diverse tipologie di criptovalute: per esempio, criptovalute chiuse, ovvero che non hanno scambi con altre monete (come euro e dollari) o, al contrario, aperte, ovvero scambiabili.
PRO E CONTRO
Come tutte le novità, anche le criptovalute hanno in questo momento dei punti “grigi”, non chiari, inesplorati, ancora da analizzare.
- Problemi di natura tecnica: i server necessari a far “girare” le criptovalute sono grandi, potenti e consumano quindi tanta (tantissima) energia, rendendone non… particolarmente green l’utilizzo.
- Problemi di sicurezza: la mancanza di una regolamentazione precisa non permette l’esistenza di una copertura legale; impossibile dunque, in caso di truffa o illeciti, rivolgersi alla giustizia “ordinaria” per risolvere eventuali controversie.
- La loro natura “anonima” rende le criptovalute attraenti per i criminali, che potrebbero utilizzarle per riciclare denaro sporco o simili attività illegali.
- Guardando ad un futuro attualmente ritenuto improbabile (o comunque molto lontano), l’ultimo punto su cui potrebbe diventare necessario ragionare è la gestione della politica monetaria: se oggi le banche centrali, emettendo moneta, controllano parametri come ad esempio l’inflazione, un giorno emittenti di criptovalute, raggiunte dimensioni paragonabili ai soggetti sopracitati, potrebbero fare lo stesso ma secondo le proprie regole e politiche. Un problema non di oggi, visto che i fenomeni di cui parliamo come detto sono ancora troppo piccoli; ma come ogni business disruptive una fulminea ed inattesa esplosione costringerebbe le banche centrali a dover intervenire.
Solo contro? No. Le criptovalute, già oggi, hanno alcuni vantaggi:
- maggiore velocità ed efficienza nei pagamenti e nelle rimesse estere;
- inclusione finanziaria più estesa rispetto al sistema tradizionale.
LE REAZIONI
Di fronte a un quadro così complesso, ma soprattutto così “nuovo”, è evidente come le risposte al fenomeno siano diverse. La finanza e il settore bancario guardano con diffidenza alle criptovalute, temendone la possibilità di trasferire valore senza intermediari: un’eventualità che potrebbe spazzar via il “business tradizionale”. D’altro canto, è innegabile come la blockchain abbia “in potenza” la possibilità di rendere più efficiente, se non addirittura di stravolgere in positivo, l’attuale sistema economico.
I regolatori, per esempio gli stati sovrani, stanno così affrontando la questione in modi diversi, anche diametralmente opposti: alcuni hanno introdotto la possibilità di sperimentare, sotto il proprio controllo, la moneta virtuale (l’Uruguay, il Venezuela); altri hanno in cantiere iniziative in questa direzione (Svezia, Estonia); altri ancora invece hanno proibito alle istituzioni finanziarie di negoziare valute virtuali se non addirittura vietato l’uso, perseguendo i trasgressori (Bolivia, Ecuador).
LO SPUNTO FINALE
Oggi il calendario segna il “giorno 1” delle criptovalute. Una potenziale rivoluzione, di cui è impossibile stabilire la portata.
Ma provate a pensare al “giorno 1” in cui Steve Jobs svelò al mondo uno strumento che, nella sua visione, avrebbe rivoluzionato il nostro modo di vivere. Non semplice afferrarne subito le potenzialità; impegnativo stabilirne in modo chiaro pro e contro; impossibile tracciarne un futuro certo.
Quello strumento si chiamava iPhone e oggi ci permette di lavorare, di vederci con amici e parenti lontani, di fare la spesa, di autenticarci per eseguire in sicurezza transazioni economiche. Oggi, insomma, lo usiamo per fare davvero tutto. E tra qualche mese, da quel “giorno 1” che era il 9 gennaio del 2007, saranno passati appena 13 anni…