Le tasse di successione: il segreto è programmare
di Jacopo Piol | pubblicato il 14 maggio 2019
Concludiamo l’argomento successione con il tema che più preoccupa: le tasse. Quanto ci chiede lo Stato quando dobbiamo passare il patrimonio agli eredi? Spazziamo subito via i timori con una notizia che potrebbe sorprendere: rispetto al resto d’Europa, l’Italia è una sorta di paradiso.
ITALIA VS RESTO D’EUROPA
Partiamo dalla successione in linea retta, ovvero quella verso coniuge o figli: in questo caso c’è una franchigia di 1 milione di euro, su cui non si versa alcuna tassa. L’eccedenza, invece, è tassata al 4%. Insomma, se il patrimonio che “passa” è di 2 milioni di euro, sul primo milione non si paga, mentre per il secondo bisognerà versare 40.000 euro.
Gli altri gradi di parentela seguono regole leggermente diverse. La successione verso fratelli e sorelle ha una franchigia di 100.000 euro e un’aliquota sull’eccedenza del 6%. Per altri parenti fino al 4° grado e affini fino al 3° grado non c’è invece nessuna franchigia, mentre l’aliquota resta del 6%. Per altri soggetti ancora nessuna franchigia e un’aliquota dell’8%. Da non dimenticare che, nel caso di erede portatore di handicap grave, la franchigia è di 1.500.000 euro.
In Europa, come anticipato, le tasse di successione sono molto più alte. In Germania per esempio oscilla tra il 7 e il 50%, in Gran Bretagna è del 40%, in Francia l’aliquota varia dal 5% al 60%, in Belgio tra 30% e 80%, in Spagna tra il 34% e l’86%.
Questo nostro… “paradisiaco” regime fiscale potrebbe un giorno cambiare, ma la discussione in merito - che si ripresenta, ciclicamente, da decenni - non è mai arrivata a un dunque.
COME FUNZIONA
La tassazione riguarda, come ovvio, la somma tra beni mobili e immobili. Per il denaro i calcoli sono semplici e, vale la pena ricordarlo, esistono diversi strumenti per gestirlo facilmente: tra questi, per esempio, le polizze di assicurazione, che non rientrano nell’asse ereditario.
Diverso è il discorso relativo alle proprietà immobiliari: anche qui, però, la normativa vigente è molto favorevole. Per determinare il valore di una proprietà il calcolo è fatto sulla base del valore catastale; un valore che ha subìto pochi aggiornamenti nel tempo e che dunque è sottostimato rispetto al valore commerciale degli immobili, producendo così una tassazione relativamente bassa. Anche della riforma del catasto, come delle tasse di successione, se ne parla da tempo: se e quando arriverà, non è dato sapere.
LE QUOTE SOCIETARIE E IL BENEFICIO DI INVENTARIO
Un ultimo caso da affrontare è quello relativo alle quote di società. Bisogna pagare delle tasse? Lo Stato italiano ha un occhio di riguardo per gli eredi in linea diretta che proseguono l’attività di famiglia: se, infatti, il beneficiario porterà avanti l’azienda per cinque anni, la successione sarà esentasse. Nel caso in cui vengano meno queste condizioni si dovrà pagare, oltre all’imposta in misura ordinaria, anche una sanzione pari al 30% dell’imposta ordinaria e gli interessi di mora.
I beneficiari di qualsiasi tipo di successione hanno poi un diritto, il beneficio di inventario, che permette di valutare prima l’eredità che stanno per ricevere e, eventualmente, rifiutarla: il caso più ovvio è quello relativo ad eventuali debiti.
IL SEGRETO È LA PROGRAMMAZIONE
Come già evidenziato dagli articoli precedenti, programmare una successione - grazie all’aiuto di chi ha esperienza nel settore - è il modo migliore per affrontare con serenità un passaggio obbligato della vita di chiunque. La bontà di questa scelta è anzitutto quella di evitare difficoltà o fraintendimenti (se non addirittura scontri) tra gli eredi. Ma, anche, di proteggere il capitale, rendendo il passaggio del patrimonio il più indolore possibile dal punto di vista della tassazione.